Sono trascorsi due secoli da quando il poeta, appena ventenne, scriveva una delle liriche più belle, intense e significative di tutta la letteratura italiana l’Infinito; una lirica che, come un dipinto, un monumento, un’opera d’arte, parla agli uomini di qualsiasi epoca con la stessa forza evocativa ed emozionante di quando fu scritta. È la lingua pura della poesia che non conosce tempo, né spazio, né età. Una mostruosa intelligenza che abitava un corpo mostruoso, chilometri di pagine scritte in versi e in prosa da un uomo alto solo 1 metro e 39, una cultura enciclopedica e un cuore adolescente. Pur conscio di appartenere a quell’età moderna, e pur accettando il predominio di una poesia fondata sul pensiero e sulla consapevolezza dell’infelicità, che si esprime attraverso il patetico, Leopardi non si rassegna ad escludere il carattere immaginoso dai suoi versi. Così come non si rassegnerà a rinunciare alle illusioni, continuandole a vagheggiare attraverso la memoria e a nutrire di esse la sua poesia.
ARTISTI
Luigi lo Cascio, voce recitante
Erica Piccotti, violoncello
musiche di J. S. Bach
ideazione di Elena Marazzita